
10 Ott Il business degli abiti usati: Roma ‘fa la furba’, Milano finanzia il sociale
L’Antitrust ha sanzionato Ama, il capoluogo lombardo reinveste in progetti solidali
La raccolta di abiti usati è un vero e proprio business. Frutta migliaia di euro che andrebbero destinati a progetti solidali. Ma, come dimostra il caso Roma, non sempre le cose vanno per il verso giusto. Un’indagine dell’Adnkronos mette a confronto la realtà della Capitale, su cui è intervenuta l’Antitrust con una sanzione all’Ama e ai consorzi coinvolti, e quella milanese, dove si è innescato invece un circolo virtuoso che consente ogni anno a Caritas di reinvestir l’utile di 350mila euro, che viene destinato a progetti di utilità sociale.
Il sistema milanese è ormai collaudato. Circa 25mila euro arrivano dalla cooperativa Città e Salute associata alla Compagnia delle Opere, i restanti dal lavoro di sei cooperative riunite nel consorzio R.I.U.S.E. che fa capo alla Caritas Ambrosiana. Ma in realtà a disporre di quella cifra per fini benefici è comunque Caritas, a cui Città e Salute cede il 12,5% del ricavato di ogni mese. Una situazione molto diversa da quella denunciata a Roma dall’Antitrust, che ha multato l’Ama (100mila euro) insieme ai consorzi Sol.co (100mila) e Bastiani (10mila) per pratiche commerciali scorrette: sui cassonetti di raccolta di loro proprietà si leggeva “aiutaci ad aiutare”, senza che il ricavato venisse effettivamente donato in beneficenza.
Articolo pubblicato sul sito adnkronos.com il 10 ottobre 2015, clicca qui per leggere l’articolo completo.