15 Feb Fibre sintetiche ed economia circolare
La crisi causata dal COVID-19 ha generato uno shock nel comparto tessile, che potrebbe portare a due scenari opposti:
- rallentamento nella transizione verso un tessile più circolare e sostenibile;
- slancio verso il cambiamento radicale del comparto tessile rendendolo più circolare, con impatti economici e ambientali positivi.
Dalla fine degli anni ’90, il poliestere ha superato il cotone come fibra più usata nel tessile. Il consumo globale di fibresintetiche ha raggiunto (e superato) quota 60 milioni di tonnellate nel 2018, e continua ad aumentare.
I tessuti a base di plastica, cioè “sintetici”, sono onnipresenti nella nostra vita: nei vestiti, negli asciugamani, nelle lenzuola, nei tappeti, nelle tende, nei cuscini, nelle automobili, nell’abbigliamento da lavoro e sportivo.
Il grosso vantaggio delle fibre sintetiche è che sono economiche e versatili, consentendo la produzione di tessuti a basso costo, per questo sono molto utilizzate soprattutto nel #fastfashion (la moda “usa e getta”). La loro produzione richiede grandi quantità di #energia e contribuisce in modo significativo al cambiamentoclimatico e all’esaurimento delle risorse di combustibili fossili.
A differenza del cotone, le fibre sintetiche non richiedono l’uso di pesticidi o fertilizzanti tossici, ma dobbiamo valutare gli effetti ambientali nel loro complesso, non solo la produzione, ma anche l’uso (lavaggio, asciugatura, stiratura) e lo smaltimento. A questi si aggiunge il tema delle microplastiche, rilasciate dai tessuti sintetici durante tutto il loro ciclo di vita, dalla produzione allo smaltimento, passando per l’utilizzo. Si stima che ogni anno entrino nell’ambiente marino tra le 200.000 e le 500.000 tonnellate di fibre microplastiche provenienti dai tessuti.
Nel Piano d’azione per l’economia circolare del 2020, la Commissione Europea ha identificato il tessile come un settore prioritario su cui lavorare: “i tessili sono la quarta categoria a più alta pressione per l’uso di materie prime primarie e acqua, dopo il cibo, l’alloggio e i trasporti, e la quinta per le emissioni di gas serra”.
Il piano vuole “rafforzare la competitività industriale e l’innovazione, dando impulso al mercato europeo dei #tessilisostenibili e circolari, compreso il mercato del riutilizzo, meno improntato al fast fashion e rivolto a nuovi modelli di business”.
Il miglioramento della raccoltadifferenziata, del riutilizzo e del riciclaggio, sono altrettanti punti fondamentali per ridurre la domanda di fibre vergini e spostarsi verso un’economia circolare. Una migliore raccolta differenziata dei tessili, un’accurata selezione e un riutilizzo e riciclaggio dei tessili di alta qualità ha un potenziale molto importante per ridurre l’impatto ambientale.
Per saperne di più: Plastic in textiles: towards a circular economy for synthetic textiles in Europe